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Sicurezza e Difesa

L’ambito della difesa ha subito profonde trasformazioni nel giro di pochi anni. Mentre si moltiplicano i conflitti nell’“arco di instabilità” che circonda l’Unione europea, la NATO, che per ora rimane il pilastro della difesa occidentale, è attraversata da forti tensioni, sia per le posizioni dell’Amministrazione Trump (mentre si attende l’esito delle elezioni presidenziali) sia per le azioni di membri di peso quali la Turchia. Nel contempo, assumono un peso crescente le emerging security challenges, quali la cybersecurity e la sicurezza energetica. Proprio per questo il CSF ha sviluppato da tempo una visione del tema “sicurezza” per l’Ue consapevole delle sue molteplici dimensioni: oltre alla difesa militare, la componente energetica, la “sovranità tecnologica”, la prevenzione dei rischi ambientali.

L’Ue ha saputo compiere importanti passi avanti nel campo della difesa, a partire dal varo della EU Global Strategy nel 2016, e poi del Fondo europeo per la difesa e della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), che vede la partecipazione di 25 Stati membri. La Brexit se da un lato ha fatto venire meno il contributo dell’apparato militare del Regno Unito, dall’altro ha consentito di sbloccare decisioni coraggiose a lungo frenate. Accanto a questo, la necessità di ridefinire a medio-lungo termine i rapporti con la Russia impone anche nuove riflessioni sulla architettura di sicurezza nel continente europeo.

Nel corso del 2021 il Centro approfondirà i temi legati sia allo sviluppo di capacità militari congiunte nell’Ue (a partire dai progetti della PESCO) sia al contesto istituzionale ed economico in cui tale impegno si deve inserire. Fra i temi di maggior rilievo: la mobilità militare in Europa, con anche importanti ricadute infrastrutturali; il rafforzamento dello Stato maggiore europeo e la creazione di un comando unificato, anzitutto per le missioni militari (incluse quelle esecutive) e civili dell’Ue, con una disponibilità permanente di truppe europee; la necessità di un approccio unitario sulla cybersecurity e contro le minacce “ibride”; la realizzazione di programmi comuni per una industria della difesa europea (che favorisca la creazione di “imprese federali europee”), anche alla luce dell’accelerazione nella collaborazione in campo militare tra Francia e Germania.

Tema chiave sul piano “istituzionale” sarà quello del rapporto tra nucleo di difesa europeo e NATO, il cui ruolo rimane per ora centrale, sia pur in un contesto di grande incertezza, perché in grado di offrire un quadro operativo strutturato. Si porrà comunque il problema di una graduale organizzazione di una “autonomia strategica” della difesa europea, dotata di un Fondo unico (mentre la proposta per il bilancio pluriennale europeo vede una pericolosa riduzione dei fondi destinati al capitolo “difesa”),non in contraddizione con la possibilità, a medio-lungo termine, di allargare la NATO e ridisegnarne la missione, ancorandola all’ONU. Sul piano europeo, andrà anche approfondita la possibilità di far leva, in modo sinergico, su soggetti quali il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che possono consentire un dialogo istituzionalizzato con la Russia, membro di entrambe.

Il CSF proseguirà nel suo impegno a sostegno delle azioni volte a valorizzare le forti competenze che la città di Torino ha nella formazione ad alto livello in campo militare: un elemento chiave (come mostra anche l’esperienza americana) per la creazione di forze militari integrate a livello europeo. In questo il soggetto di riferimento è la Scuola Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche (SUISS), che assicura i rapporti fra l’Università di Torino e il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito Italiano.