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Federalismo interno

Il traguardo del cinquantennale dall’istituzione (nel 1970) delle Regioni era visto come un’occasione per fare il punto sul loro ruolo e i loro rapporti con lo Stato. La pandemia di Covid-19 ha evidenziato quanto siano importanti e critici tali rapporti, stante il ruolo fondamentale delle Regioni sulla sanità. Prima di questo, avevamo visto quali aspettative e tensioni aveva innescato la richiesta da parte di alcune Regioni di dare attuazione al “regionalismo differenziato”, previsto dalla Costituzione. A tutto ciò si aggiunge l’esito del referendum costituzionale del 20-21 settembre scorsi, che ha reso definitiva la riduzione del numero dei parlamentari, già approvata dalle due Camere. Una riforma che ha riaperto il dibattito su quali passi ulteriori possano contribuire a un funzionamento più efficiente del Parlamento, in particolare con il superamento del bicameralismo paritario.

Questo quadro d’insieme, al cuore del quale sta proprio il tema della articolazione dei poteri fra Stato ed enti territoriali in Italia, disegna l’agenda delle priorità per il CSF nel 2021. Abbiamo di fronte una nuova opportunità per ripensare il ruolo delle Regioni, evitando frettolose ricentralizzazioni, che sottovalutano come il decentramento spesso permetta di adattare meglio le politiche alle specificità dei diversi territori, con una funzione anche di “laboratorio” per la definizione delle migliori pratiche, sempre con l’obiettivo di adeguati standard delle prestazioni su scala nazionale.

Nel 2021 il CSF intende quindi approfondire attraverso quali canali istituzionali si potrà dare meglio risposta alle esigenze di dialogo e confronto tra le Regioni e lo Stato e tra le Regioni stesse. Da un possibile ruolo rafforzato della Conferenza Stato-Regioni a una differenziazione dei compiti di Camera e Senato, che faccia del secondo un punto di incontro fra istanze nazionali e istanze regionali. Si tratta di riuscire a contemperare le specificità territoriali e un quadro solidaristico nazionale, che non allarghi i divari regionali.

Sul piano economico, mentre il dubbio argomento del “residuo fiscale” di ciascuna Regione mette in secondo piano il grado di interdipendenza tra aree fortemente integrate, rimane vero che non vi possono essere poteri reali senza risorse che li sostanzino. Resta quindi in sospeso il tema del “federalismo fiscale”, sul quale si era scaricato l’impatto della crisi dell’ultimo decennio. Ma nel 2021 il tema chiave sarà quello del ruolo delle Regioni e delle città nelle strategie e nei progetti dell’Italia nell’ambito di Next Generation EU. Studiare quali formule possano consentire di tenere conto di specificità e preferenze dei territori (in particolare nella transizione ecologica in atto – si veda la sezione successiva) evitando frammentazioni e localismi sarà un tema all’attenzione del CSF.

Infine, per il CSF rimane prioritario anche offrire sempre una chiave di analisi comparata, tenuto conto sia che molte grandi democrazie hanno un assetto interno federale sia che tutte sperimentano tensioni centro-periferia, anche prima del Covid-19. Un approccio comparatistico consente di valutare l’efficacia di sistemi di governance diversi e di individuare le “migliori pratiche”, anche in materia di riforme istituzionali.