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Oltre la ripresa: la nuova sfida dell’Europa è la crescita

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Autore: Olimpia Fontana
Data: Marzo 2014

Negli ultimi mesi l’Eurozona ha vissuto positivi segnali di cambiamento: è stato avviato il cammino verso l’unione bancaria, i mercati finanziari sono tornati a investire nei titoli di Stato dei paesi della periferia, i deficit di parte corrente dei paesi deboli della periferia sono in fase di rientro. Nonostante questi traguardi, la posizione dell’Europa nel contesto internazionale rimane preoccupante: secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’Europa crescerà a un tasso dell’1% nel 2014, a fronte del 2,6% degli Stati Uniti, mentre il numero di disoccupati nel vecchio continente è salito a 20 milioni di persone, con picchi del 50% di disoccupazione giovanile in Spagna e Grecia . La disoccupazione da conseguenza della crisi ne è diventata la causa: senza lavoro, le persone riducono i loro consumi, mentre le imprese investono e assumono di meno. Parafrasando le parole dell’allora Vice-presidente e Capo economista dell’Ocse Pier Carlo Padoan, il problema che si sta profilando per l’Europa consiste nel fatto di non sapere fino a che punto sussistono meccanismi grazie ai quali, una volta superato l’effetto dei vari interventi di sostegno, la ripresa sarà sostenibile . In sostanza, anche nell’ipotesi più ottimistica che si riesca ad agganciare la ripresa economica, c’è il rischio che questa non evolva in un vero e proprio cammino di crescita. La teoria dell’austerità espansiva è stata rigettata ormai anche dall’FMI e le politiche di austerità intraprese dall’Unione Europea non spiegano i recenti miglioramenti che l’economia sta attraversando . Una spiegazione più plausibile della fase di ripresa sembra risiedere nella politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea (BCE) grazie alle operazioni di acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario. Ciò ha prodotto la ripresa e la stabilità dei mercati, ma nel lungo periodo la politica monetaria non può bastare: servono iniziative mirate alla crescita, che abbiano come priorità l’occupazione.