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Lettera al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker

18 novembre 2014

Lettera al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker

 

Ill.mo Presidente, 

abbiamo apprezzato la proposta da Lei avanzata nel Suo discorso programmatico al Parlamento europeo di attivare un Piano di Investimenti di 300 miliardi in tre anni, utilizzando risorse disponibili e aggiuntive e facendo ricorso a partnership pubblico-privato. 
 
Con lo spirito di collaborazione che sempre ci anima, ci permettiamo di formulare alcune osservazioni tendenti a far sì che il Piano degli Investimenti da Lei annunciato serva a rilanciare, in modo strutturale, l’economia europea ed a iniziare nell’Eurozona un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile, capace di mantenere la coesione sociale nei nostri Paesi e di evitare il declino dell’economia europea.

1. La debolezza della ripresa europea

Le previsioni di autunno della Commissione europea su andamenti del reddito e dell’occupazione segnalano una lenta ripresa con un tasso di inflazione molto basso. Per l’area euro il 2014 dovrebbe chiudersi con un segno positivo e il 2015 registrare una crescita leggermente superiore, ma sempre contenuta. Con questi livelli di sviluppo del Pil reale la ripresa dell’occupazione si manifesterà soltanto nel 2016. L’inflazione rimarrà estremamente bassa nel 2014 e salirà poi gradualmente nel 2015 e 2016. Il rapporto deficit/Pil continuerà a scendere, mentre migliora il saldo positivo della bilancia commerciale. Da questi dati emerge che la ripresa è ancora debole, ma esistono tutte le condizioni per una politica di rilancio dell’economia: bassa inflazione, ampia disponibilità di manodopera, disavanzo pubblico in diminuzione, surplus delle partite correnti in crescita, tassi di interesse prossimi allo zero e abbondante liquidità.

2. Non c’è crescita senza nuovi investimenti

Notevoli investimenti, sia nel settore pubblico sia nel settore privato, sono necessari per far fronte alla sfida del completamento di un sistema infrastrutturale efficiente a livello europeo. Stime preliminari indicano la necessità di investimenti per un ammontare compreso fra 1,5 e 2 trilioni di euro in cinque anni nei tre settori dell’energia, del trasporto e delle ICT. Ma una politica europea di rilancio è legata a un rafforzamento del modello economico-sociale europeo, il che implica oggi la realizzazione di un piano per uno sviluppo sostenibile attraverso progetti di spesa che dovrebbero prevedere non soltanto investimenti per il completamento delle reti europee nel settore dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, ma anche:

a) spese di ricerca e sviluppo e di promozione dell’istruzione superiore, per rafforzare la competitività della produzione europea;

b) investimenti pubblici e privati nelle tecnologie d’avanguardia e per promuovere la formazione di campioni europei nelle industrie di punta;

c) il finanziamento di una serie di progetti per migliorare la qualità della vita dei cittadini dell’Unione (mobilità sostenibile, depurazione delle acque, energie rinnovabili, rinnovo urbano, servizi più efficienti per le persone, in particolare per le persone deboli);

d) investimenti per garantire la conservazione e promuovere l’utilizzo dei beni culturali e delle risorse naturali.

3. Impossibilità (dichiarata) degli Stati Membri, stante il loro indebitamento e i vincoli europei, di realizzare gli investimenti necessari

Le proposte per una politica di rilancio che sono attualmente in discussione prevedono una serie di misure espansive coordinate a livello europeo, di difficile realizzazione a livello politico nel quadro della struttura confederale che governa attualmente l’eurozona e inoltre di controversa compatibilità con i vincoli di rigore imposti dal fiscal compact
 
L’unica soluzione realistica per uscire dall’impasse attuale consiste nella predisposizione di un piano europeo di sviluppo sostenibile e nell’attribuzione di nuove risorse fiscali al bilancio europeo per alimentare un Fondo europeo per lo sviluppo e l’occupazione gestito dalla Commissione con reali poteri decisionali sull’utilizzo delle risorse e sulla destinazione delle spese di investimento. La destinazione al Fondo europeo di effettive risorse proprie è compatibile con l’attuale legislazione europea in quanto queste risorse sarebbero destinate a finalità specifiche, senza infrangere il principio dell’universalità del bilancio.

4. Necessità di concepire una politica economica fondata su diversi pilastri: quello europeo e quello degli Stati Membri, con compiti e competenze differenziati.

Il pilastro europeo della politica economica gestito dalla Commissione dovrebbe realizzare un piano di investimenti nei settori delle infrastrutture e della produzione di beni pubblici europei necessari per far crescere la produttività, e quindi la competitività, dell’industria europea in un mondo globalizzato e per migliorare la qualità della vita dei cittadini europei, in settori che hanno raggiunto ormai una dimensione europea e vanno gestiti a livello europeo a mezzo di investimenti europei.

I pilastri nazionali rimangono nelle mani degli Stati Membri, i quali dovrebbero dedicarsi essenzialmente a realizzare le riforme strutturali di cui necessitano, riequilibrare i loro bilanci e ridurre lo stock di debito, attraverso l’eliminazione degli sprechi, della corruzione e dell’evasione fiscale.

Se una quantità significativa della spesa per investimenti venisse sottratta ai bilanci nazionali, si libererebbero risorse da destinare alla riduzione delle imposte sul lavoro e sulle imprese (il cuneo fiscale nell’UE è molto più elevato della media OCSE) e, laddove non esista, a istituire un sussidio generalizzato di disoccupazione destinato anche agli inoccupati e ai giovani in attesa di prima occupazione in contropartita alla frequenza a corsi di riqualificazione e formazione, nonché all’integrazione delle pensioni minime.

5. La gestione del piano di sviluppo da parte della Commissione, nel ruolo di governo provvisorio dell’Eurozona, sotto il controllo del PE.

Il punto decisivo riguarda la necessità di definire le risorse che possono essere mobilitate per il finanziamento degli investimenti, di assegnarle ad uno specifico Fondo europeo per lo sviluppo e l’occupazione e di decidere contestualmente il trasferimento alla Commissione della responsabilità di gestire direttamente, e con i poteri necessari, sotto il controllo del Parlamento europeo, non soltanto le risorse, ma anche le spese previste dal piano di sviluppo.

Per finanziare il piano di investimenti la risorsa più adeguata sembra essere la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) in quanto, a seguito della proposta avanzata dalla Commissione, una volta constatata l’impossibilità di raggiungere un accordo unanime in seno al Consiglio, già 11 paesi hanno deciso di aderire a una cooperazione rafforzata per l’introduzione di questa imposta. 
 
La TTF dovrebbe essere destinata non ai bilanci nazionali di ciascun paese della cooperazione rafforzata ma ad alimentare il Fondo europeo per lo sviluppo e l’occupazione, di cui si è detto.

L’accordo fra gli Stati della cooperazione rafforzata prevede la definizione della struttura d’imposta entro la fine del 2014 e l’entrata in vigore nel 2016.

In un secondo momento le risorse proprie del Fondo europeo per lo sviluppo e l’occupazione potrebbero essere incrementate notevolmente attraverso l’imposizione di una carbon-tax europea, sempre attivata tramite l’istituto della cooperazione rafforzata e destinata al suddetto specifico Fondo europeo.

In questa prospettiva, durante la fase di transizione avviata con la costituzione del Fondo finanziato dal gettito della TTF, e successivamente della carbon tax europea, si potrebbe sostenere il lavoro della Commissione con la partecipazione di alti rappresentanti dei Tesori nazionali, in modo tale da garantire un collegamento costante fra politica europea e politiche nazionali. La creazione di questo direttorato esteso nel quadro della Commissione - che, per analogia con quanto avvenuto durante il processo che ha portato all’euro e all’Unione monetaria, potrebbe essere chiamato l’Istituto fiscale europeo - dovrebbe prevedere fin dall’inizio una scadenza per la fine della fase transitoria con la creazione di un Tesoro europeo responsabile della gestione di un bilancio dell’eurozona.

In proposito Le ricordiamo che è stata indetta ed è in corso di svolgimento l’Iniziativa dei Cittadini Europei “New Deal 4 Europe” (www.newdeal4europe.eu) per attivare un Piano Europeo straordinario per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione, sostenuto da un amplissimo schieramento di forze economiche e sociali, di personalità e di parlamentari europei che indica strumenti ed obiettivi analoghi a quelli evidenziati con la presente lettera.

Restiamo fiduciosi che Ella voglia tener conto delle presenti nostre indicazioni e con l’occasione Le porgiamo i nostri migliori saluti. 
 
 
           CENTRO STUDI SUL FEDERALISMO      MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

Presidente                                            Presidente

Roberto Palea                                          Lucio Levi