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Lettera aperta ai presidenti delle istituzioni Ue

20 giugno 2015


Questa “lettera aperta”, promossa dal prof. Roberto Castaldi, che da anni collabora con il CSF, è uscita su molti quotidiani europei - in Italia è disponibile nei siti del 
Corriere della Sera  e de la Repubblica
In pochi giorni vi hanno aderito oltre 200 accademici e personalità europee. Più membri del Consiglio Direttivo del CSF l’hanno sottoscritta, a titolo individuale. Ulteriori adesioni sono possibili al sito www.cesue.eu 
 
La pubblichiamo perché gli intenti e le proposte dell’iniziativa sono largamente in sintonia con le linee programmatiche sviluppate dal CSF in questi anni. 
 
 

Lettera Aperta
ai presidenti della Commissione europea, del Parlamento europeo, 
del Consiglio europeo, della Banca centrale europea e dell’Eurogruppo.
 
 
 
Gentilissimi Presidenti,

al prossimo Consiglio europeo presenterete un report cruciale sulla riforma dell’Unione Economica e Monetaria che fisserà l’agenda politica dell’integrazione europea per la legislatura in corso. Potete basarvi sul successo dell’integrazione europea il cui nucleo è la condivisione della sovranità attraverso istituzioni mercato unico con una moneta unica e 19 politiche economiche e fiscali. Il riconoscimento dell’insostenibilità di lungo termine di questa asimmetria aveva portato i vostri predecessori a stabilire nel documento del dicembre 2012 Towards a Genuine Economic and Monetary Union gli obiettivi delle unioni bancaria, fiscale, economica e politica.
I cittadini europei si aspettano da Voi una visone ambiziosa del futuro dell’Europa con un percorso chiaro e delle scadenze precise al fine di raggiungere queste unioni e creare un’Unione più efficiente e democratica. L’importante azione della Banca Centrale Europea ha attenuato la pressione dei mercati e l’Unione Monetaria appare oggi come un bambino abbandonato di cui nessuno voglia prendersi cura. Dal 2012 sono stati fatti significativi progressi solo riguardo all’Unione bancaria, per la mancanza di volontà politica degli Stati membri. Ma senza progressi verso le 4 Unioni la crisi potrebbe peggiorare ancora. Gli strumenti di emergenza, come il Meccanismo Europeo di Stabilità, va riportato nel quadro giuridico dell’Unione e trasformato in un Fondo Monetario Europeo gestito da un Vicepresidente della Commissione, che dovrebbe essere anche il presidente dell’Eurogruppo, incaricato di gestire una capacità fiscale e di prestito fondata su risorse proprie, almeno per l’Eurozona, e sotto l’effettivo controllo democratico del Parlamento Europeo. Questo è essenziale per una politica economica europea, per investimenti finalizzati alla crescita, e per passare dalla solidarietà tra gli stati a quella tra i cittadini.
La crisi ha mostrato l’inefficacia del mero coordinamento delle politiche economiche e fiscali nazionali e la paralisi prodotta dall’unanimità. Gli Stati membri hanno ora più vicoli di bilancio che in un sistema federale pienamente sviluppato, senza beneficiare di un bilancio e di politiche federali. Così l’Europa non riesce a superare la crisi. Il completamento delle unioni bancaria, fiscale, economica e politica è necessario per portare l’Unione verso una stabile e sostenibile prosperità economica e sociale. L’integrazione differenziata può coniugare l’approfondimento dell’Eurozona con il desiderio di alcuni Stati membri di ridurre il loro livello di integrazione, senza però dar loro un potere di veto sui bisogni dei cittadini europei.
Lo spostamento del focus strategico americano sul Pacifico ha creato un vuoto di potere che promuove instabilità tutto intorno all’Europa, dall’Est al Sud. L’Europa deve trasformarsi da consumatrice a produttrice di sicurezza. Solo gli Stati di dimensione continentale – come Usa, Cina, India, Russia e Brasile – contano nel mondo globale. L’UE deve procedere verso l’Unione politica, con un’unica politica estera, di sicurezza e di difesa finalizzate a stabilizzare i suoi confini e a fare fronte alle attuali minacce e sfide geopolitiche. L’inizio di una Cooperazione strutturata permanente sulla difesa è una questione di volontà politica e non di risorse, visto che i paesi “Euro-Plus” hanno la seconda spesa militare al mondo.
Il “tutto il necessario” del presidente Draghi è stato cruciale nel momento più difficile della crisi. Il vostro Rapporto dovrebbe essere il “tutto il necessario” politico da parte di tutte le istituzioni dell’Unione. Dovrebbe fornire un percorso e scadenze certe per completare l’unione bancaria e creare quella fiscale, economica e politica entro la fine di questa legislatura europea. Se questo richiede una modifica dei Trattato, la si faccia.
I cittadini hanno bisogno di una visione e di un percorso verso un’Europa fondata sulla democrazia, la solidarietà e la sussidiarietà. Nient’altro potrà restituire la fiducia nell’Unione. L’alternativa è il diffondersi di una percezione sociale di un declino inevitabile e irreversibile, che alimenta il populismo, il nazionalismo e la xenofobia. La leadership implica una responsabilità nei confronti dei cittadini di oggi e di domani. Gli europei contano sulla vostra leadership, responsabilità e visione per portare loro e la loro Unione fuori dalla crisi.